Referendum sulla scuola: il perder tempo a chi più sa più spiace

Referendum sulla scuola: il perder tempo a chi più sa più spiace

di Umberto Tenuta

 

Di Referendum sulla scuola ne sono stati già fatti troppi, sin dagli anni ‘50.

E anche di Riforme.

E perciò osiamo dire che ogni nuovo Referendum aggiunge solo poco a quello che già sappiamo ma non realizza il cambiamento della scuola italiana.

Se la scuola si vuole veramente riformare, basta fare un’antologia delle proposte già fatte e peraltro già codificate nei programmi emanati dal 1950 ai nostri giorni, a cominciare da quelli del 1955 per la scuola primaria.

Il cambiamento della scuola italiana non lo si realizza con nuovi referendum, i quali avrebbero il solo risultato di perdere altro tempo prezioso, tempo che la scuola italiana non può più permettersi di perdere.

 

Riandiamo all’incipit dei Programmi del 1955.

<<I presenti programmi comprendono l’indicazione del fine assegnato alla istruzione primaria; la descrizione della via da seguire per raggiungere il fine stesso; un complesso di suggerimenti, desunti dalla migliore esperienza didattica e scolastica.

Sotto il primo riguardo (indicazione del fine dell’istruzione primaria) i programmi hanno carattere normativo e prescrivono il grado di preparazione che l’alunno deve raggiungere: ciò per assicurare alla totalità dei cittadini quella formazione basilare della intelligenza e del carattere, che è condizione per un’effettiva e consapevole partecipazione alla vita della società e dello Stato. Questa formazione, anteriore a qualunque finalità professionale, fa si che la scuola primaria sia elementare non solo in quanto fornisce gli elementi della cultura, ma soprattutto in quanto educa le capacità fondamentali dell’uomo

Le indicazioni attinenti al secondo aspetto dei programmi (la via o metodo da seguire per il raggiungimento degli scopi dell’istruzione primaria) non hanno il medesimo carattere normativo delle precedenti; poiché lo Stato, se ha il diritto e il dovere di richiedere l’istruzione obbligatoria, non ha una propria metodologia educativa. Va tuttavia osservato che le indicazioni di questo secondo gruppo sorgono come sintesi concorde e spontanea dalla meditazione sui problemi attuali dell’educazione e dell’insegnamento. Esse si riconducono anzitutto alla nostra tradizione educativa umanistica e cristiana: cioè al riconoscimento della dignità della persona umana; al rispetto dei valori che la fondano: spiritualità e libertà; all’istanza di una formazione integrale.

Da qui derivano: la necessita di muovere dal mondo concreto del fanciullo, tutto intuizione, fantasia, sentimento; la sollecitudine di fare scaturire dall’alunno stesso l’interesse all’apprendere; la cura di svolgere gradualmente le attitudini all’osservazione, alla riflessione, all’espressione; la costante preoccupazione di aiutare in tutti i modi il processo formativo dell’alunno senza interventi che ne soffochino o ne forzino la spontanea fioritura e maturazione; la consapevolezza, finalmente, che scopo essenziale della scuola non è tanto quello di impartire un complesso determinato di nozioni, quanto di comunicare al fanciullo la gioia e il gusto di imparare e di fare da se, perché ne conservi l’abito oltre i confini della scuola, per tutta la vita>>.

 

Non si ponevano già in quei Programmi gli obiettivi di una scuola nuova?

Innanzitutto la gioia e il gusto…

Basterebbe questo per realizzare la più grande riforma della scuola italiana.

E poi imparare…e fare da sé, perché ne conservi l’abito oltre i confini della scuola, per tutta la vita.

Che altro oggi deve e può  fare la scuola?

Forse oggi è possibile imparare a scuola quello che servirà domani?

 

E, allora, basta che la scuola coltivi la gioia e il gusto di imparare e promuova i la capacità di imparare e fare da sé.

 

Oggi siamo già ritornati al villaggio globale.

Tutto ciò che occorre sapere saper fare saper essere si trova a nostra disposizione, utilizzando le tecnologie che già oggi sono nelle mani dei nostri bambini sin dalla loro nascita.

 

E, allora, onorevole ministra Carrozza, non perdiamo ancora tempo, chè il perdere tempo a chi più sa più spiace!

 

Metta all’opera i suoi illustri Esperti per trarre, dai Programmi emanati dal 1955 ai nostri giorni e dalla sconfinata letteratura pedagogica del XX e XXI secolo, le indicazioni di massima −di più non si può!− per realizzare oggi, e non dopodomani, quando, purtroppo, forse Ella non sarà più la nostra beneamata Ministra, la più grande riforma che mai sia stata realizzata e che è necessario realizzare oggi:

una scuola della gioia e del gusto di imparare perché…

−una scuola della formazione basilare della intelligenza e del carattere

 

Onorevole ministra Carrozza, La prega un giovane vecchio maestro.

La prega perché i giovani crescono e non possono aspettare l’analisi dei risultati dei Suoi referendum che, peraltro, non sappiamo quanto possano e sappiano essere veritieri.